Nel 1493 Turchina, una donna di Chiavari aveva fatto dipingere, da Benedetto Borzone, sul muro esterno di un orto l’immagine della Madonna benedicente, con ai lati san Sebastiano e san Rocco, in ringraziamento del fatto di essere stata risparmiata della peste che allora infieriva sulla zona. Col passare del tempo l’orto divenne un deposito e un immondezzaio, ma il dipinto conservava la freschezza originale dei colori.
La devozione verso quella effige era, nonostante tutto, sempre viva. La notte del 18 dicembre 1609, una levatrice di Rupinaro, Geronima Turrio, che la sera soleva recarsi a pregare presso l’immagine sacra, si destò ad un tratto dal sonno e la Vergine, illuminata da una fulgidissima luce e con le stesse sembianze del dipinto venerato, le apparve dinanzi. A conferma di tale evento miracoloso, il 2 luglio dell’anno seguente, Maria apparve anche a Sebastiano Descalzo un giovane che andava … L’uomo vide la Madonna che aveva ai due lati due lumi come sospesi da mani invisibili, salire e scendere nell’orto per fermarsi poi davanti all’immagine che anche lui venerava, per lasciare, una volta scomparsa, un soavissimo profumo.
Nasce a Cerreta di Carro (SP), il 12 aprile 1789 da un’umile famiglia contadina. Dai genitori apprende i valori essenziali della preghiera, della grande confidenza in Dio, dello spirito di sacrificio, della carità e della capacità di condivisione. È da questa vita semplice, immersa nella natura e fatta di cose ordinarie, che prendono forma le doti umane e spirituali di Antonio. Qui, nella sua terra, nasce anche la vocazione al dono di sé. Iniziata la scuola presso il parroco di Castello, a diciotto anni si reca a Genova per gli studi in Seminario.
È nata a Paggi, nell’entroterra chiavarese, il 9 ottobre 1809. Dopo pochi anni la sua famiglia si trasferisce a Chiavari, dove il padre ha un negozio di tessuti. Quando Caterina ha 12 anni, muore il papà e, insieme alla mamma, ella deve assumere la responsabilità della famiglia. Nel 1827, a diciotto anni, dietro consiglio del suo Direttore spirituale, Don Antonio Gianelli, sposa Giuseppe Fontanarossa. A nemmeno due anni dal matrimonio, nel 1829, il marito muore per una malattia improvvisa. Caterina è vedova, con una bimba di pochi mesi da allevare.
Nasce a Chiavari il 1° agosto 1815 ed è battezzata con il nome di Rosa. Il 6 giugno 1834, entra nella piccola comunità di via Sant’Antonio. È una bella ragazza istruita, spigliata e intraprendente. L’8 settembre 1835, veste l’abito religioso e rinuncia al nome di battesimo: “Mi chiamerò Maria Chiara…”. Svolge diversi ruoli nell’Istituto: benvoluta e apprezzata, è subito nominata maestra della scuola per le ragazze esterne; poi, il Fondatore le affida il compito di dirigere l’educandato e le novizie, per le quali sarà madre maestra per diciannove anni.
Il 6 marzo 1859, a Forlì, nasce Sofia Cecilia Margherita Rèbold, di mamma cattolica e papà protestante, entrambi svizzeri. La Famiglia si trasferisce a Pesaro dove la mamma muore improvvisamente. Il padre, sergente dell’esercito pontificio, è preso prigioniero in una battaglia contro l’esercito piemontese. La nonna materna si prende cura di Sofia. Una volta libero, il padre decide di trasferirsi di nuovo in Svizzera, a Berna, portando con sé Sofia. Là, si risposa creando una nuova famiglia e ritorna alla fede protestante.
Per approfondire: Taroni M. "Sofia Rebold Una vita per l'unità della chiesa". Velar 2017
Maria Angelica Pérez è nata a Pergamino, in Provincia di Buenos Aires, il 17 agosto 1897, quinta figlia di Emma Rodriguez e di Agostino, entrambi emigrati dalla Spagna. Frequenta per cinque anni una scuola statale, ma poi, con la sorellina Aida, accede all’Hogar delle Suore Gianelline, dove riceve la Prima Comunione e la Cresima. Ottiene il diploma di maestra di lavoro con il massimo dei voti. Il 31 dicembre 1915 entra nella Casa di Formazione delle Suore dell’Orto, a Buenos Aires. Il 7 settembre 1916 veste l’abito religioso e prende il nome di Suor Maria Crescenzia.
Per approfondire: Alborghetti R. "Suor Maria Crescenzia Perez, Niente che non sia il Bene" Velar 2012.